LA PRESENCIA DE DIOS EN MEDIO DE LA HISTORIA DEL HOMBRE.



A lo largo de la historia, Dios ha hablado a los hombres de muchas maneras, hoy nos ha hablado por medio de Jesucristo. Él se hace hoy presente en medio de su Iglesia, la Iglesia que él ha querido fundar. Cristo, única promesa de felicidad, se hace presente en la realidad de cada día, en cada hombre y en cada acontecimiento.

Por ello, este blog lo que pretende es reconocer a través de los hechos en la Iglesia, la presencia de Dios en medio de su Pueblo.

jueves, 17 de septiembre de 2015

PENSAMIENTOS

PADRE PIERINO. La exaltación de quien es humilde ocurre sobre su cruz, que es el único lugar donde la humildad, con las humillaciones y las penas, descienden en lo profundo del espíritu, que ese vuelve el trampolín para hacerlo exaltar en lo alto, cada vez más alto.

lunes, 14 de septiembre de 2015

La motivazione (parte 2°)

https://lecatechesididonvincenzocarone.wordpress.com/2015/09/14/la-motivazione-parte-2/

Seconda e ultima riflessione sul tema: la motivazione
La cosa strana è che le motivazioni dei sacerdoti o delle anime consacrate le vogliono trovare laddove non ci possono essere; vogliono trovare le motivazioni secondo le esigenze del proprio stato di vita, cioè sacerdote o anima consacrata, nelle cose materiali. Le cose materiali sono persone, immagini, cose, macchine, vestiti o altro. Se l’anima guarda a tutte queste motivazioni e si sente spinta di rendere reale il suggerimento delle motivazioni, è chiaro che ha perduto proprio l’essenza della propria identità, cioè di essere un sacerdote o un’anima consacrata. Cosa fa satana con molta abilità? L’anima, in questa condizione, non avendo motivi e motivazioni stabili nella vita spirituale, non prega bene, facilmente è distratta, si annoia, dorme molto, e se la preghiera è debole, l’unione con Gesù è debole; molto facilmente ci sono le debolezze varie del mondo. Però satana è molto abile. Se non ci sono le vere motivazioni che sono inerenti al loro stato di vita, lui mette delle motivazioni che apparentemente sono buone, per esempio la famiglia, la salute, il lavoro; e abbuffa, ingolfa la mente, il cuore di tante occupazioni e preoccupazioni del lavoro; anche un lavoro che può essere appeso a campana all’ubbidienza: si va a scuola, si va in ospedale, si fanno altre attività, si va in parrocchia, in curia o dovunque sia, però questi impegni che sono appesi all’ubbidienza, sono svuotati delle motivazioni. E quando non c’è la motivazione dell’amore a Gesù, facilmente scatta la motivazione dell’Io: per non fare brutta figura, per fare bella figura, e l’Io comincia a dare le sue motivazioni. Per cui succede questo: non c’è in un sacerdote, in un’anima consacrata, la motivazione essenziale, la quale ovviamente rende feconde anche tutte le altre motivazioni, anche il lavoro; ma se non c’è la motivazione essenziale, tutto diventa lavoro materiale, motivazione materiale che stanca, abbuffa la mente, innervosisce, vuol trovare soddisfazione nella vita che non può trovare, perché le soddisfazioni di un sacerdote, di un’anima consacrata, sono diverse da quelle che può avere un operaio, un professionista; deve avere altre motivazioni, altre soddisfazioni che vengono dall’alto, che vengono da Dio. Facilmente si disorienta il cuore di chi è fuori campo, per esempio: se uno è sposato può essere eccessivamente attratto dal lavoro, per cui lascia la famiglia, e cosi indebolisce anche la sua comunione con Dio, perché il matrimonio è un Sacramento che viene dall’alto. Il sacerdote, un’anima consacrata, quando perde le motivazioni, si sente stanca, avvilita, delusa; ovviamente questo è un processo che satana abilmente fa, perché lui pre¬senta altre motivazioni: quella persona, quel collega, internet o altro; motivazioni che possono non dare veramente l’amore vero, ma possono far scoccare un amore sbagliato verso le creature, che può essere o di orgoglio, o delle cose della carne. L’anima si riempie di queste motivazioni per cui tutto questo mondo motivato materialmente, ha demotivato l’altro ambiente, quello proprio essenziale della propria identità di essere sacerdote, anima consacrata; per cui non sente di pregare, di fare la meditazione, di stare davanti a Gesù Eucaristia; manca la fecondità di questa potenza eucaristica della preghiera, per cui l’ubbidienza ai Voti e la carità vengono sempre motivate dall’Io: ora è giusto, ora mi sento, ora no, ora sì. Le motivazioni non vengono più dall’alto, dall’amore a Gesù o dall’amore alla propria vocazione, o dall’amore alla Chiesa per salvare le anime, le motivazioni vengono da come uno si sente: è giorno di festa, sì, sì bacio la mano, do un bacetto, facciamo festa, si mangia. Le motivazioni si questuano da tutte le circostanze che possono inevitabilmente capitare specialmente in una Comunità, in famiglia; però sono motivazioni che rendono feconda una mentalità che non è conforme alla propria identità; parlo sia della famiglia che di sacerdoti e anime consacrate. Dove voglio arrivare io? Tu sei sempre nello stato di vita proprio che liberamente hai scelto, o la famiglia o la consacrazione, il sacerdozio? La tua motivazione di vita è coerente con quello che tu hai ricevuto da Dio, con quello che tu devi dare a Dio, e devi dare alla Chiesa per la tua salvezza, e per la salvezza delle anime? Quindi devi dare testimonianza integrale della tua persona: come pensa, come parla, come veste, come mangia, come si presenta. La vocazione vive con le motivazioni sempre feconde, giorno dopo giorno. satana è molto abile a svuotare, per quanto gli è possibile secondo le situazioni di ogni anima, le motivazioni che sono coerenti con la propria vocazione. Un padre di famiglia, per esempio, si sente ingolfato nel lavoro, o televisione, amici, altro ecc. e lascia di pregare, lascia la famiglia, è demotivato dalla sua vocazione, perde cioè la motivazione propria del suo ruolo. Oppure una donna che pensa troppo alla pelliccia, alle cose, vestiti, rossetto, di qua, di là, si distrae; ci sono queste motivazioni diverse che sono alterate; questo è segno che uno sposo, una sposa hanno perduto la carica delle proprie motivazioni per essere sposo, sposa, genitori, per pensare a Dio, alla famiglia, alla fede, non solo, ma anche a ciò che è divino e a ciò che è umano. Ora, andando in fondo in fondo, quando non c’è questa motivazione di amore, o in un settore o nell’altro, molto facilmente: beh, andiamo in chiesa, preghiamo, scendo in ritardo, seguo la Messa, il breviario, rosario… questo perché manca l’anima della motivazione, cioè l’amore che deve essere coerente con la propria vocazione. Essendo una vocazione spirituale, la comunione deve essere con Cristo e con la Chiesa, l’anima invece si arrangicchia formalmente. Manca l’amore dentro a queste motivazioni, che anche formalmente si reggono ancora; le cose vengono fatte forzatamente o per altri motivi, perché gli altri vedono e notano per es.; rimbalzano altre motivazioni che servono a svuotare, a demotivare sempre di più: o il lavoro, o la famiglia, o anche la salute, lo stile di vita, le amicizie; sono tutti grappoli diabolici, che demotivano o nel campo della famiglia o nel campo della consacrazione. Qual è la conseguenza di uno che vive sempre motivando il suo pensiero, le sue parole, le sue azioni? È l’amore riferito a Dio in modo particolare, particolare perché anche la famiglia deve essere in comunione con Dio, non solo per il sacramento che ha ricevuto, ma anche naturalmente.
Se tu ancora senti l’amore di pregare, l’amore di essere sacerdote, lascia stare tutti gli impegni che hai, tutti i lavori; è giusto per es. che tu devi stare bene, è giusto anche di essere elegante, lo diceva Padre Pio, in modo tale che tu sia gradito non soltanto a Dio, ma anche alla gente per essere accolto; perché l’accoglienza serve per poi dialogare e dire una buona parola, anche questo è necessario.
La domanda che io vorrei arrivare a fare questa sera: tu senti l’amore veramente per Gesù, per la Chiesa? Ti impegni giorno dopo giorno, sempre, ad essere più buono, più buona, a realizzare il tuo sacerdozio, la tua consacrazione? Tutto il resto lo devi fare, non lo devi escludere, però deve essere subordinato alla motivazione essenziale della tua vocazione.
Vorrei dirvi questo: tutto quello che si fa, da quando vi alzate al mattino: lavorate, state in Comunità, mangiate, dormite, che motivazione ha dentro di te? Per esempio ti alzi al mattino, offri la giornata al Signore tu che sei padre, madre di famiglia, consacrata, sacerdote? Quando preghi, ti rendi conto che la preghiera deve servirti non soltanto ad evitare il male, fuggire le occasioni, ma anche per poter avere la forza di fare il bene, e fare il bene facendo la volontà di Dio, giorno dopo giorno, secondo gli impegni che vengono dalla tua condizione di vita?
La motivazione è questo stato permanente di avere presente i motivi per realizzare la propria vocazione. Stai come un pesce fuori d’acqua? Le motivazioni le cerchi altrove per avere un senso della vita?
Quando le motivazioni si esauriscono, non hai più il senso della vita: hai sbagliato tutto, sei deluso, della moglie, del marito, sei deluso della vocazione di sacerdote, anima consacrata. La scelta diversa delle motivazioni è l’inizio, non dico del disgusto, ma della mancanza di amore allo stato di vita che il Signore ti ha donato con grande predilezione. Il Signore ha detto che tutto quello che ti ha dato, anche l’amore alla famiglia, alla Comunità, ai genitori, al lavoro, l’hai avuto da Lui. Tu devi mantenere quella gradualità che deve essere coerente con la tua vocazione di vita; e cioè: prima la tua comunione con Cristo, poi con la famiglia che Dio ti ha affidato, poi con tutti quanti quelli che il Signore ti ha affidato perché abbiano un posto nel tuo cuore secondo la volontà di Dio; mai devi ante¬porre in maniera sbagliata motivazioni a quello che Dio ha affidato alla tua vocazione.
I motivi della motivazione non li potete trovare voi da soli, i genitori, gli sposi, ma con Cristo, e da Cristo. Devi metterti in comunione con Lui, che deve reggere sia la famiglia di Dio, e sia la famiglia umana; se non ti metti in comunione con Lui che è la fonte dei motivi, e la stabilità delle motivazioni, non riuscirai mai. Ma come si fa, noi sacerdoti, voi anime consacrate, voi genitori, come si fa a lasciarci sfilacciare le motivazioni della nostra vocazione, come si fa? Abbiamo il Padre Celeste che ci vuole bene, il Figlio suo che è venuto a salvarci, lo Spirito Santo che ci aiuta a santificarci, abbiamo la Mamma, abbiamo fratelli e sorelle che sono buoni; sì tutti abbiamo i nostri difetti, ma i difetti il Signore ce li ha lasciati appunto per farci esercitare nella fede, nella speranza e nell’amore; come noi abbiamo bisogno di misericordia, così anche i fratelli.
Quando un’anima vive la motivazione della propria vocazione, è sempre gioiosa, sempre con¬tenta, sempre felice, è pronta ad aiutare, a perdonare, è pronta a tacere, è pronta a parlare, è pronta a staccarsi dai propri beni per aiutare gli altri.
Com’è bello, i veri figli di Dio sono operatori di pace e quando portano la pace sono beati.
Sto pensando: Gesù mai è stato demotivato dall’amore verso di noi, è stato sempre misericordioso, ha atteso, quanta pazienza, mai è stato demotivato nel suo cuore.
Mamma Celeste, che cosa bella avere sempre dentro di noi la gioia di realizzare la nostra vocazione cristiana!
Don Pierino

sábado, 12 de septiembre de 2015

La motivazione

Questa sera nell’omelia desidero un po’ spiegare cos’è la motivazione. La parola motivo è una cosa, un evento, una persona, una situazione che muove la tua mente, la tua volontà, la tua psiche, i tuoi affetti, i tuoi sentimenti e anche i sensi. La motivazione è un motivo costante. Ovviamente il motivo è sinteticamente il principio, la successione, il fine o la fine. Per cui il motivo non può essere episodico, ma la motivazione è stabile e non è episodica. Da dove bisogna far scoccare il motivo? Certamente dalla persona.
Il motivo varia secondo l’età: i bambini giocano, le ragazzine le bambole, i più grandetti il telefonino, la bicicletta, quelli più grandi l’automobile; poi le motivazioni: trovare gli amici, le amiche, studiare, lavorare, fidanzarsi e sposarsi e ovviamente, dopo che si è sposata ed ha avuto figlioli, entra il ginepraio delle motivazioni: ho dato tutto che devo fare più!? C’è chi lavora e comincia a tagliuzzare le motivazioni: ai bambini sì, alla moglie no; alla casa sì, ai bambini no; si comincia così a vivisezionare la motivazione.
Da dove si parte? sempre dall’uomo, dalla donna; ma la motivazione, cioè questo co¬stante motivo che deve impegnare la vita di una persona o di più persone, deriva in modo particolare del fine della vita.
I fini fondamentali si riferiscono allo stato di vita: o al matrimonio per la famiglia umana, o sacerdote e consacrati per la famiglia di Dio. Ovviamente, lo stato di vita ha come anima la motivazione, perché se uno ha scelto la famiglia, la motivazione è la moglie, i figlioli, l’avvenire dei figlioli, la casa, il lavoro; però è chiaro che le motivazioni secondo la vocazione di ognuno, dovrebbero sempre rimanere non soltanto presenti, ma vive, vitali, operanti, giorno dopo giorno, nella vita di una persona o di una famiglia o di una istituzione: la scuola, l’ospedale, associazioni varie: culturali, sportive, partitiche, politiche.
Certamente le motivazioni vengono dalla vocazione della vita, dallo stato di vita. E tutte le vocazioni, anche quella che viene da Dio, per poter avere sempre la motivazione connessa con la vocazione, è necessario che sia liberamente accolta come la vocazione che viene dal Signore.
Ci sono altre “vocazioni” di vario genere che possono essere differenziate, distinte, se¬condo le scelte che ognuno ha fatto o del lavoro o degli hobbies che ha, o altro. Certo è che la motivazione, in fondo, anche se è implicita, è nell’anima di una vocazione; se si perde la motivazione, ovviamente, uno sportivo o iscritto ad una associazione, se non ha le motivazioni ovviamente si distacca dall’istituzione. Per poter avere sempre viva, vitale e vivace la motivazione; per esempio della famiglia, il Signore ha voluto istituirla come Sacramento, per cui le motivazioni: lo sposo, la sposa, i genitori, i figlioli, i fratelli ecc., se vengono estorte dalle motivazioni umane, si esauriscono; avviene che il marito si divide dalla moglie, i figlioli vanno per conto loro, e la famiglia si disperde.
È difficile avere stabilmente le motivazioni se si fondano soltanto su un elemento umano come per es. l’amore, l’affetto, la simpatia o altro; questa motivazione può essere contestuale soltanto con un’attrazione umana. La motivazione, che è connessa con lo stato di vita, deve essere un motivo costante, stabile; la quale motivazione, il quale motivo, non soltanto è segno che si ama la famiglia, quell’istituzione o quello stato di vita, ma si intende avere sempre viva e vitale questa appartenenza, perché amare vuol dire voler bene. La motivazione cos’è? È la ricerca costante di tutto quello che può essere contestuale per amare, per dimostrare l’amore, per dare i beni che sono necessari alla moglie, ai figlioli, al lavoro. Dunque la motivazione non è altro che la sorgente che viene dallo stato di vita, e che produce tutto quello che è necessario per realizzare la vocazione, o che venga dall’Alto, dal Signore, o che venga per libera scelta come sport, associazione sportiva, culturale o altro. La famiglia è umana però, se esaurisce la motivazione, si sfascia. Tutte le motivazioni, anche il denaro, anche la bellezza, anche tutto ciò che può essere con¬testuale al rapporto di uomo e di donna, si esaurisce; e, poiché c’è l’obbligo di essere fedeli per tutta la vita sino alla morte, attenti bene, l’amore non cessa, le motivazioni possono cambiare, le tenerezze, le affettività possono anche essere diminuite, o addirittura assenti, però l’amore, il volersi bene, questa donazione costante dello sposo alla sposa e della sposa allo sposo, dei genitori ai figlioli, dei fratelli ai fratelli, viene supportata e arricchita dal Sacramento, perché questo è lo scopo del Sacramento: non far mai esaurire, estinguere, le motivazioni perché regni sempre l’amore.
È chiaro che il Sacramento ha un’origine diversa da tutte le altre associazioni, perché il sacramento del Matrimonio ha in sé dei beni che le motivazioni devono donare giorno dopo giorno. Il Sacramento è un insieme di Grazie, quindi di doni, per cui non verrà mai meno il Sacramento sino alla fine della vita, cioè l’amore e la sua motivazione, anche se certi motivi non ci sono più, come la tenerezza, l’abbraccio, il bacio o altro, perché resta il bene essenziale che è la vita. Gli anziani si amano in continua donazione della vita, lo sposo alla sposa, la sposa allo sposo, i genitori ai figlioli, e le motivazioni e i motivi fondamentalmente vengono dal dono della vita. È chiaro che se c’è la vita che è il più, non può mancare anche il bene: i nonni, i genitori buoni, i nipotini. Non c’è come nella vita adulta quella manifestazione, che ci poteva essere o all’inizio del matrimonio o nell’età adulta; cambiano le motivazioni, però l’anima non cambia mai, l’anima della vocazione alla famiglia è l’amore.
Perché ci sia sempre questo amore fino alla fine della vita, il matrimonio è stato elevato alla dignità di Sacramento. Il Sacramento non è altro che l’insieme di quei doni di amore per lo sposo e la sposa, per i genitori e i figlioli; tutti questi beni devono essere sufficienti, o abbondanti, fino alla fine della vita dello sposo e della sposa. Ma nel campo dell’altro stato della vita, mentre per il matrimonio la motivazione e i motivi un giorno o l’altro alla fine della vita si esauriscono, per i sacerdoti e le anime consacrate le motivazioni e i motivi non si possono esaurire, perché anzitutto deve essere una motivazione spirituale, poi Gesù e la Chiesa, Gesù è Dio, Lui è eterno e non può estinguersi come si estinguono certe motivazioni contestuali al matrimonio lungo la vita. Con Gesù, addirittura, avviene tutto alla rovescia: man mano che tu rendi fecondi questi motivi e queste motivazioni, aumenti sempre di più la comunione con Cristo; per cui, anziché estinguersi e arrivare al dono della vita come gli anziani per gli sposi, per cui sottoscrivono la fedeltà della do¬nazione del matrimonio, i sacerdoti non hanno nessun motivo per diminuire o la motivazione o i motivi per essere uniti al Signore.
È chiaro che quando l’amore è debole, le motivazioni pian piano si smorzano o si spengono: la preghiera, la vigilanza, l’ubbidienza, la carità, l’umiltà, le opere buone ecc.; siccome noi abbiamo una vocazione spirituale, se manca la motivazione spirituale, è segno che stiamo andando dall’altra parte, quella umana, quella materiale, quella del mondo. E quindi che succede? Se per esempio voi venendo in cappella non sentite le motivazioni della preghiera con cui ci si unisce a Gesù in una comunione intima con Lui, è chiaro che vi sentite fuori campo, come un pesce fuor d’acqua. Per cui che succede? Non avendo più presente l’anima della vocazione, che è spirituale, sia per Cristo che per la Chiesa che è un regno spirituale, non avendo più questo motivo, questa motivazione perché mancano le opere che devono alimentare queste motivazioni, spirituali, soprannaturali, divine, è chiaro che l’amore, il motivo e le motivazioni sono state aggredite. E sic¬come il motivo è duplice: o con Cristo o con Satana e il mondo, è chiaro che quando un’anima consacrata, un sacerdote, nella preghiera, o nelle varie attività proprie dello stato in cui si trova libera¬mente accolto dal Signore, se mancano le motivazioni, o non le fa o non c’è amore.
Don Pierino Galeone